L’argomento ci è estremamente caro, sia come Associazione PCOfficina, sia come Restarters Milano.
L’obsolescenza programmata è quella strategia commerciale tecnologica volta a definire il ciclo vitale di un prodotto in modo da limitarne la durata a un periodo prefissato. Il prodotto diventa così inservibile dopo un certo tempo, casualmente, spesso, tanto per non far mancare nulla alla barzelletta, dopo la scadenza della Garanzia.
E’ notizia di questi giorni che l’Unione Europea abbia deciso di (finalmente) dire “basta” a questo scempio che fa male sia all’intelligenza del consumatore, al suo portafogli quanto, ancora più gravemente, alla Natura. Infatti, una risoluzione in tal merito, proposta da Pascal Durand del gruppo Verde/Alleanza libera, è stata approvata con 662 voti favorevoli, 32 contrari e 2 astensioni.
La strada, ovviamente, lo dicono gli stessi parlamentari, è tutta in salita, soprattutto perché ad oggi manca proprio uno standard riconosciuto continentalmente per analizzare e individuare oggettivamente i casi di “obsolescenza programmata”. Per questo il Testo chiede urgentemente un sistema indipendente per monitorare eventuali illeciti.
La cosa interessante – riportata dall’articolo de Il Fatto Quotidiano, a firma di Luisiana Gaita – è che il terreno per questa scelta politica pare proprio fertile nella nostra martoriata Europa: un sondaggio Eurobarometro rivela che il 77% dei consumatori preferirebbe poter riparare un oggetto rotto, invece di doverlo sostituire!
Parte del Testo in questione, oltretutto, spinge per la modularizzazione degli oggetti costruiti (in modo che si possano sostituire le parti, senza buttare il tutto) e la creazione di un sistema di etichettatura dove vien ben esplicitato la durata media di tale oggetto, in modo che l’utente possa decidere se vale o meno la pena spenderci dei soldi.
Insomma, buone notizie!
Finalmente!