E’ il tema più inflazionato del momento tra manifestazioni, manganellate, sgomberi, sfratti e tafferugli, almeno fino al prossimo caso di cane azzannatore o di politico di spicco tradotto nelle patrie galere. La periferia in queste settimane è balzata in prima pagina come uno degli esempi lampanti di una crisi che attanaglia in Paese.
Peccato che le periferie con il loro racconto di miseria mista a coraggio, disonestà e onestà, auto sgarruppate e maxi famiglie in transumanza tenute insieme da genitori che spesso si arrabattano come possono per portare il pane in tavola, siano sempre esistite e sempre esisteranno, anche senza la cara televisione che oggi c’è e domani non c’è più.
PCOfficina, collettivo di liberi pensatori informatici, che al suo interno raccoglie iscritti provenienti da ogni strato sociale/estrazione culturale lo sa bene, anche se nella sua breve vita non aveva mai avuto modo di calarsi operativamente in una di esse, o almeno non in uno scenario caldo come Corvetto.
Qui le cose sono differenti da quanto i media raccontano, ma anche diverse rispetto le nostre preconcette aspettative: non ci sono rapine ad ogni angolo, gli echi delle proteste scorrono spesso sullo sfondo di una città che sembra incapace di arrestare il suo irrefrenabile far balà i pé e la sera cala un clima di coprifuoco che tutto sommato rende le strade vivibili (a differenza di altre zone più blasonate).
Detto questo come si trova PCOfficina ad operare in quel di Corvetto?
Positivamente fuori luogo oserei dire, come giustamente fuori luogo è colui che per la prima volta mette piede in casa altrui e bussando chiede titubante il permesso di entrare in punta di piedi. E Corvetto ci sembra ci abbia accolto a braccia aperte, nonostante sia difficile uscire dopo il coprifuoco per venirci a trovare e mettere a posto un computer quando i problemi sono ben altri.
Per noi, anzi, Corvetto è un modo per uscire dalle nostre certezze, da un certo senso di routine che ci aveva colto nell’isolamento bovisasco, così lontani come eravamo da palazzi, piazze, chiusi tra cantieri e fabbriche. E’ un modo – se vogliamo – per capire che molto spesso le regole che difendiamo con rigida abnegazione, se si vuole servire chi ha bisogno, bisogna farle scendere a patti con la realtà.
Che la copia illegale di Windows non è il primo problema della vita di uno che è disoccupato e deve crescere 3 figli e che se si vuole insegnargli la Libertà di GNU/Linux non serve pontificare sui massimi sistemi, su questioni etiche, filosofiche, ma prima di tutto bisogna stringere con lui un contatto umano, cosa che spesso a noi nerd mette ribrezzo solo a pensarci (non dite di no eh, sennò mentite sapendo di mentine!).
Ma PCOfficina è nata proprio per questo, perché al computer fine a se stesso fosse posto prima l’individuo, l’ascolto, la condivisione dell’esperienza (anche alla luce di una dissetante birra), o comunque tutti questi elementi vitali si mescolassero creando opportunità di confronto, accoglienza e perché no svago. Quindi proprio a Corvetto PCOfficina ha modo di sperimentare il suo essere quello che dice di essere.
E Corvetto è quindi una benedizione per noi e penso che qualsiasi posto ospiterà in futuro PCOfficina la nostra associazione non potrà – dopo questa intensa esperienza – che vedere nella periferia e nelle periferie, urbane ed umane, il suo orizzonte di senso, il luogo insomma dove testare la propria missione, dove bisogna essere prima che esserci e basta.
Viva Corvetto. Viva la periferia.
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