Sono passati tre anni dal fatidico giorno in cui si annunciava una novità: Raspberry Pi, un mini computer a soli 35$.
La Raspberry Pi Foundation fece uno dei più grandi successi che sicuramente si ricorderà nella storia della ICT; sia per la vendita che praticamente il giorno del lancio oscurò in pochi minuri due tra i principali rivenditori di componenti elettronici al mondo (RS e Farnell) , ma anche perchè rivelò lo scenario dei SoC, categoria che era rimasta sempre un pò relegata ai più esperti.
La board nata con un obbiettivo puramente didattico per introdurre alla programmazione, ha centrato sicuramente il suo obbiettivo. Per altri versi un settore di utenze ha forse frainteso la board, cercando di utilizzarla per applicazione molto più da home-desktop, non ultimi i mediacenter, la cui realizzazione è stata immediata grazie a Kodi (ex XBMC) ma ci si è fatti abbagliare dal basso costo, senza dare uno sguardo alle prestazioni reali della board e ragionare se fosse la scelta migliore, creando diversi fraintendimenti.
Per questo le parole degli sviluppatori all’alba del lancio di questa versione sono state orientate proprio incentivando il concetto che ora, si può pensare al Raspberry Pi 2 come una soluzione per l’uso di una postazione PC, cosa di cui prima era solo parzialmente condivisibile.
Prima di vedere quali sono i miglioramenti in questione, la Raspberry Pi Foundation si è data veramente da fare realizzando in questi 3 anni oltre 8 modelli, tra varianti ed edizioni speciali. Ha fatto tesoro dei consigli ricevuti dagli utenti delle community DIY di cui ha visto un rapido incremento nell’impiego dei loro progetti, ma rimanendo comunque focalizzata sui suoi obbiettivi.
Per poter accontentare tutti i settori di impiego, a inizio 2013 arriva il Raspberry PI B con una versione con installata 512MB di RAM e il modello A, board di dimensioni identiche alla versione B, ma con solo una USB e senza porta Ethernet, ma include tutte le uscite audio/video e GPIO della versione B. Il Model A è rivolto maggiormente agli sviluppatori in cui non siano necessarie le funzioni da PC di sviluppo, ma maggiormente orientate ad applicazioni della board e con minori consumi (circa un terzo in meno), è presente inoltre una piazzola per il fissaggio, e che saranno presenti anche sui successivi modelli.
Nel 2014 esce una nuova versione del RaspberryPi denominata B+, con l’aggiunta di due ulteriori porte USB e alcuni accorgimenti; significativamente viene aumentato il numero di pin GPIO che viene portato a 40. Nello stesso anno a breve distanza viene rilasciata anche la versione A+ che riporta gli stessi cambiamenti. C’è una terza novità: il Compute Module, che si mostra essere una mossa appositamente dedicata a chi vuole sviluppare la sua propria PCB e di cui abbiamo parlato ad agosto dell’anno scorso.
A questo punto, gli stessi sviluppatori avevano annunciato che non sarebbero stati previste nuove versioni, salvo modifiche di basso impatto prima del 2017, rilevando come il loro obbiettivo finale sia ancora da raggiungere.
Oggi nel 2015, contro ogni previsione, la Raspberry Pi ha rilasciato la versione 2 della sua PCB. Versione profondamente rivisitata con un cambio della CPU che passa da un single-core a un quad-core con il Broadcom BCM2836 (Cortex-A7) a 900MHz e a detta degli sviluppatori garantisca prestazione 6 volte superiori. Viene raddoppiata la memoria RAM, portandola a 1GB. IL resto delle caratteristiche rimane invece invariato, stesso numero di GPIO, stesse porte di I/O, stesso consumo, ma sopratutto stesso prezzo. La Raspberry Pi Foundation ha mantenuto inalterato il prezzo di 35$ USD come per le altre board precedenti, che verranno ancora prodotte per garantire il continuo delle applicazioni in uso professione ed industriale con probabilmente anche una riduzione dei prezzi nell’imediato futuro.
Al momento in cui scriviamo l’articolo segnaliamo, che è già stato trovato un bug significativo, per quanto riguarda un componente presente sulla board; in particolare il il chip SMPS u16, il quale se sottoposto all’uso di flash, essendo il suo rivestimento fotosensibile crea un’alterazione che porta al blocco del sistema e riavvio. Il modo per sopperire a questo problema è già stato pubblicato e consiste nel coprirlo con del materiale protettivo o alternativamente usare dei box non trasparenti; gli sviluppatori armati di flash e oscilloscopio hanno dichiarato che provvederanno a breve a correggere il problema sulle prossime versioni.
La board Raspberry Pi sembra essere arrivata ad una buon punto del suo traguardo, non resta che aspettare per vedere quali ulteriori sorprese hanno in serbo per noi.