Premessa doverosa e dovuta: pur essendo appassionato d’informatica e del variopinto mondo di Linux, non ho mai avuto una formazione tecnica tale da potermi presentare come esperto d’informatica, anche perché con una laurea in filosofia spesso è difficile affrontare argomenti non umanistici (leggasi, tutto ciò che ha numeri, simboli e regole).
Cercavo però un libro che mi aiutasse a capire un po’ di più il mio amato Linux, la sua storia, le sue origini e, senza esagerare, anche la sua struttura tecnica.
Purtroppo la ricerca si è fatta subito difficile: o i testi trovati costavano troppo, oppure non trattavano specificatamente (con un linguaggio accessibile) quell’aspetto di Linux che a me interessava. Il tutto condito da una massa di pubblicazioni secondo me inutili (spiegatemi il sensodi comprare una guida scritta per una versione di Linux quando lo sanno anche i muri che il miglior aiuto è già tutto disponibile su internet, nelle prolifiche comunità sorte intorno alle svariate facce del Pinguino).
Ero scoraggiato, ma la vita come sempre sa fornire sorprese quando uno non se l’aspetta.
Nella ricerca di un regalo di Natale, passando tra gli scaffali di una nota libreria milanese, mi sono imbattuto in questo Rivoluzionario per caso. Come ho creato Linux (solo per divertirmi), una curiosa e poco costosa pubblicazione targata Garzanti e firmata Linus Torvalds e David Diamond.
La duplice penna è facile da introdurre: la prima è la mente che ha inventato Linux a metà degli anni novanta dal basso della sua misantropia nerd (tende scure davanti alle finestre, una vita condivisa tra il letto, il cibo quando necessitava e la tastiera del suo paleocomputer).
L’altra è quella del giornalista inviato speciale per intervistare quel geek che, un decennio dopo, lasciato lo scuro appartamento finlandese, è diventato un famoso ingegnere informatico nella soleggiata e statunitense Silicon Valley.
Una coppia che vale il prezzo del libro a occhi chiusi. Torvalds infatti è dotato, oltre di una mente informatica eccelsa, anche di un umorismo di tutto rispetto, Diamond da parte sua sa come stimolare il suo intervistato e dare un senso compiuto allo sbobinamento dei dialoghi con il padre di Tux.
Il risultato? Un libro che difficilmente annoia e che, sorprendentemente, appassionerà soprattutto i lettori meno istruiti sul complesso mondo dell’informatica. Non tanto perché i tecnicismi siano risparmiati, ma perché Linus, con il suo pragmatismo finnico-scientifico, parla della nascita della sua creatura con così tanta passione e semplicità che anche noi ignoranti ci sentiamo capaci di reggere i discorsi più complessi.
Infatti è questa la magia di Rivoluzionario per caso: probabilmente ho compreso il trenta percento di ciò che mi è stato detto, ma mi sono sentito veramente partecipe, “incluso” e catturato da un parlare facile, sincero e schietto.
Il libro è infarcito di racconti autobiografici che solo apparentemente sembrano estranei alla genesi del progetto Linux e che oltretutto rappresentano un bellissimo esempio di come le vere passioni possono trasformare la propria esistenza in meglio (leggasi, uscire dall’autoisolamento gestendo la propria timidezza in pubblico fino a incontrare una donna, sposarla e mettere al mondo quattro
figli).
A margine anche un po’ di tech-gossip con il racconto della sfida epistolare con il creatore di Minix (Sistema Operativo derivato da Unix, spazzato via poi dall’avvento del Pinguino) e l’incontro con un lanciatissimo Steve Jobs e la sua mela morsicata.
Una buona sezione è poi dedicata alla tematica del “open source” e di come quest’ultimo può rilanciare l’economia di un’azienda buttando al macero la necessità assoluta di un approccio di stampo “chiuso”.
Forse, ma questo dipende dal mio background di studi, questo Rivoluzionario per caso piega solo un po’ quando Torvalds si perde in disquisizioni filosofiche sul senso della vita. Anche se devo dire che pure in questo campo il padre di Linux sa destreggiarsi bene (infondo, non per altro, nasce in una famiglia di giornalisti, scienziati e attivisti politici…).
Insomma, un libro che ricalca perfettamente il Sistema al quale è dedicato.
Simpatico, leggero e stimolante.
Un libro al gusto di Linux, credetemi.
Bella recensione Francesco !!!
Grazie Paolo.
Come diceva Freak Antoni degli Skiantos…. “tu mi confondi” 🙂
Fra